mercoledì 7 novembre 2007

Storia della Basilica Pontificia S. Antonio di Padova ad Afragola (Ex Santuario)

Interno Basilica Pontificia S. Antonio di Padova ad Afragola (Ex Santuario)

La fondazione del complesso monastico intitolato a S. Antonio, affonda le sue radici nel 1613, quando, voluto dalla popolazione e dall’amministrazione, a seguito della loro istanza presso la Curia che avrebbe dovuto acconsentire l’edificazione a cura dell’ordine mendicante dei francescani, iniziarono anche le diatribe con i padri domenicani che rivendicavano la loro unica presenza nel casale. Il decreto della Santa Congregazione dei Religiosi del 1615, concedeva ai francescani la facoltà di edificare una chiesa e, appena un anno dopo, si erigeva in stile barocco, un tempio a navata unica, prima dedicato all’Immacolata, poi a S.Francesco e in ultimo a S.Antonio. Le continue rimostranze domenicane furono messe a tacere dal Cardinale Borromeo che, nel 1633 appoggiò i francescani e, con lettera pastorale del 1638, esortò il popolo a contribuire anche per la costruzione del monastero. Verso la metà del seicento nacquero delle controversie tra i francescani e la municipalità che rivendicava la paternità del complesso religioso. Infatti, sulla porta centrale della chiesa, l’autorità appose lo stemma del casale e i frati quello dell’Ordine, ma non contenti, i francescani, sotto emblema Afragolese vi fecero incidere le parole “Sine Paejudicio”, a garanzia della loro assoluta proprietà. All’inizio del settecento, i fedeli erano sempre più numerosi e la chiesa diventava insufficiente pertanto iniziarono ingenti lavori di ampliamento, che videro la realizzazione di alcune cappelle a sinistra della navata; la chiesa fu riconsacrata il 28 aprile 1715. Nel 1866 il decreto governativo che sopprimeva gli ordini e confiscava i loro beni, ridusse la comunità fratesca a pochi religiosi, addetti esclusivamente all’officiatura della chiesa che era sotto il controllo dell’autorità civile. Un anno dopo la chiesa fu ceduta al comune di Afragola che la governava grazie ad un rettore, quest’ultimo si pose in maniera forte ed intollerante tanto da far ritirare, dopo pochi anni, l’esiguo numero di ecclesiastici. La chiesa fu chiusa, non celebrò per quattro anni, fino al 1906, quando, grazie al sindaco Raffaele Gargiulo, tornarono i frati mendicanti che si adoperarono per restaurare ed adeguare la chiesa ai numerosi devoti del Santo Titolare. I lavori ebbero inizio con padre Cherubino e proseguirono grazie a padre Ludovico Damiano: si rifecero tetti e solai, si costruirono una fila di cappelle a destra della navata, fu spostato l’abside all’indietro, oltre l’antica sagrestia, fu abbassato e rifatto il pavimento e il rivestimento di pareti e pilastri e furono restaurate le facciate, quella principale presentava un elegante vestibolo a tre ampie fornici. Il pittore Vincenzo Severino, nel 1918 iniziò un ciclo di opere che ancora arricchiscono le cappelle e la volta dell’edificio sacro. I lavori terminarono nel 1920, anno in cui la chiesa fu riconsacrata da monsignor Benedetto Spila. La chiesa come oggi l’ammiriamo è frutto degli ingenti lavori che iniziarono nel 1935 per terminare nel 1965, fu in questi anni che furono realizzate le navate laterali modificando la parte anteriore delle cappelle. Fu sfondando l’abside, creando un ambulacro dietro il trono e altre cappelle nelle nuove mura absidali aperte verso il giardino e fu trasformata la facciata, chiudendo il pronao d’ingresso e anticipando il portale con due alte colonne ioniche, furono aperte ampie arcate nel fronte del convento. Il modesto campanile a vela risalente al XVII secolo, fu sostituito nel 1950 con una massiccia torre campanaria realizzata in tufo, la cui edificazione durò un anno. Gli ultimi ingenti lavori risalgono al 1986, all’intervento della Sovrintendenza ai Beni Culturali, con i quali si è recuperata l’immagine decorosa che oggi fortemente affascina. Caratteri ambientali Il santuario intitolato a S.Antonio da Padova, s’impone maestoso e armonico sulla piazza prospiciente e nella complessità architettonica delle fabbriche che lo compongono rappresenta un segno forte ed importante dell’antica e vitale fede popolare. Caratteri tipologici-morfologici Il rilevante complesso religioso dedicato a S. Antonio, si compone della chiesa affiancata a sinistra dal campanile, a destra dalla sala delle offerte e dal convento dei frati e, ancora a destra dal maestoso edificio del colleggio serafico. La chiesa, a seguito dei continui interventi realizzati nei secoli, ha perso completamente il seicentesco aspetto originario, arricchendosi e modificandosi negli anni, sia strutturalmente che decorativamente. Planimetricamente si articola con tre navate e cappelle laterali scandite da possenti pilastri che impostano archi a tutto sesto. La navata centrale, riccamente decorata con una festa di pitture, ori, stucchi e marmi cattura lo sguardo e lo rivolge verso il notevole tempietto che mostra S.Antonio. Voltata a botte è ben illuminata da ampie finestre arcuate alloggiate nelle modanate lunette che si aprono nella copertura sovrastanti il rilevante cornicione che elegantemente circoscrive la navata. La volta riccamente decorata con stucchi dorati che caratterizzano gli elementi architettonici, presenta una armoniosa cornice che pone in risalto la tela dipinta nel 1918 da Vincenzo Severino raffigurante La Gloria di S.Antonio; dello stesso artista sono i dipinti che fregiano le volte e lunette delle navate laterali e i tondi con santi Francescani. La navata laterale destra custodisce, nella prima cappella un seicentesco Crocifisso ligneo, che fu ritrovato malridotto nei depositi del convento e abilmente restaurato nel 1962. Nella seconda possiamo ammirare l’antico altare maggiore,pregevole opera realizzata in marmi variegati, nel XVIII secolo. La quarta cappella, oggi intitolata a S.Francesco, ospitava il simulacro del Santo Titolare, posto ora nel trono presbiteriale. La cappella si distingue per la ricchezza degli stucchi che formano una elegante decorazione in stile classico e per la rilevante statua del Santo conservata nella fastosa nicchia realizzata con pregiati marmi. Posto sull’ingresso principale è la sinuosa balconata della cantoria. Il presbiterio è affiancato da due vani e l’abside è perimetrato da un passaggio ove si aprono tre cappelle finemente decorate, con antichi altari, ed intitolate a S.Giorgio, S.Lucia e S.Elisabetta. Il presbiterio è delimitato da una bassa balaustra in marmo e l’arco trionfale foggia lo stemma francescano sormontato dalla corona reale. Il presbiterio e l’abside sono impreziositi dagli affreschi compiuti da Vincenzo Severino tra il 1918 e il 1920, al centro della volta del primo è raffigurato il Miracolo della Mula che adora Gesù Sacramentato, l’invaso dell’abside è decorato con Angeli che invitano ad adorare il Signore. L’altare maggiore a mensa è di recente fattura, è stato realizzato in marmi colorati nel 1990. L’ampio tabernacolo visibile da tre lati, che custodisce la settecentesca statua lignea del Santo Titolare è un opera realizzata su progetto dell’ingegnere Luigi Sorrentino nel 1922 ed è mirabilmente illuminata con luce colorata che aumenta l’effetto suggestivo sui fedeli. Ai piedi del Trono, nella parte posteriore, è possibile ammirare e venerare le preziose reliquie del Santo, frammenti di ossa, custodite nell’artistico reliquiario risalente al 1931. Il patrimonio artistico del santuario, si fregia dello straordinario pulpito in marmi scolpiti, magistrale opera di Francesco Jerace del 1927 che, costituito da una possente colonna con plinto e capitello che reggeva la cassa, era posto sul pilastro tra la quarta e quinta arcata della navata principale. Oggi smembrato nelle parti, la cassa impreziosisce il presbiterio e la colonna è posta lungo l’ambulacro posteriore l’abside. Nella sagrestia, con accesso dall’ambulacro posto dietro l’abside, è collocata la mirabile tela raffigurante S.Antonio che riceve la visione di Gesù Bambino, dipinta nel 1630 da Agostino Beltramo. La facciata della chiesa fu disegnata dall’architetto Antonio Pantaleo, che riprende l’antico fronte e lo modifica con la realizzazione della loggetta centrale e con l’arretramento degli ingressi laterali. Essa presenta un doppio ordine, marcato da ampia trabeazione, culminante con fastigio ove è situata l’effige in maioliche policrome del Santo Titolare. Le sezioni sono scandite da paraste che evidenziano l’articolato impianto planimetrico ed inquadrano al primo ordine il portale ligneo a tutto sesto, anticipato da un modesto vestibolo con colonne ioniche arricchite da festoni che reggono la soggetta; al secondo in asse con il portale una finestra con timpano arcuato e lateralmente semplici modanature disegnano ampi riquadri. Il fastigio del tempio a cuspide mostra, su levigate piastrelle policrome semplicemente incorniciate, l’effige del Santo Titolare. Alla sinistra del fronte, si erge il severo campanile a pianta quadrata che svetta con quattro ordini sovrapposti svuotati da bucature arcuate; un loggiato panoramico e una cuspide rivestita con lamina di rame concludono la torre.



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